(di Agostino Tommaselli)
Una cosa che mi ha sempre colpito dell’esser cristiani – cristiani autentici, intendo – è la radicalità della vita che si deve condurre per potersi definire tali. Dice Gesù: «Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua» (Lc 9, 23). Ecco, non c’è un altro modo o un modo più facile, una scorciatoia: dobbiamo rinnegare noi stessi e prendere la nostra croce, semplice e chiaro. Non c’è altro da fare, non c’è molto da starci a pensare, né dobbiamo spaventarci, perché sarà Gesù stesso a sostenerci nella prova… Così come non c’è spazio per pensare al nostro tornaconto personale, al nostro buon nome, a cosa penserà di noi il mondo… No, non è così che si può vivere la Fede. Noi cristiani siamo nel mondo, ma non siamo del mondo (cfr. Gv 15,19), e Cristo stesso ci ha riscattati a caro prezzo – uno ad uno – a prezzo del suo preziosissimo Sangue!
Un cristiano tiepido non può dirsi cristiano, semmai ne è la parodia, e come tale verrà vomitato dalla bocca del Signore (cfr. Ap 3,14-16). Un cristiano autentico, invece, deve saper annunciare Cristo e il suo Vangelo con schiettezza e semplicità di cuore. «Sia il vostro parlare sì, sì; no, no;» ci dice il Signore, «il di più viene dal maligno» (Mt 5,37).
Quante volte nelle nostre vite abbiamo taciuto la Verità per non urtare la sensibilità del nostro prossimo? Quante volte abbiamo tradito Gesù rinnegando la nostra Fede per non correre il rischio di essere giudicati dal mondo e dimenticando che il nostro timore, viceversa, non dovrebbe essere affatto per coloro che hanno il potere di uccidere il corpo, ma piuttosto per Colui che ha il potere di far perire nella Geènna e l’anima e il corpo (cfr. Mt 10,24)?
Quante volte – come fece Pietro per ben tre volte – abbiamo detto: «Non conosco quell’Uomo», non conosco Gesù, nascondendoci dietro il perbenismo, il politicamente corretto, il quieto vivere? Quante volte?!
La paura non fa parte del Cristianesimo. Gesù ci invita a confidare nel Padre, nella certezza assoluta che non ci farà mai mancare ciò di cui abbiamo bisogno… Non ci ha forse detto Gesù che anche i capelli del nostro capo sono tutti contati? Tutti! E non è forse vero che non dobbiamo preoccuparci di nulla? Che abbiamo un Padre che se pensa agli uccelli del cielo, quanto più si preoccuperà di noi che valiamo più di molti passeri (Mt 10,30-31)?
Rinnegare noi stessi, prendere la nostra croce e seguirLo… Essere pronti – per amore Suo – a donare le nostre vite, nella certezza che riceveremo il centuplo quaggiù, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nell’aldilà (cfr. Mc 10,29-30). Del resto, a cosa potrebbe servirci guadagnare il mondo intero se poi perdiamo la nostra anima (cfr. Mt 16,26)? A cosa?!
Noi cristiani – in un mondo pervaso dal nichilismo e inquinato dal relativismo – dobbiamo riscoprire il coraggio della Verità, il coraggio di annunciare Cristo senza se e senza ma, chiedendo a Lui stesso la forza per poterlo fare.
Gesù è sempre stato chiaro circa le condizioni per potersi mettere alla sua sequela, e dai suoi discepoli pretende la stessa chiarezza. «Chi si vergognerà di me e delle mie parole davanti a questa generazione adultera e peccatrice,» ci dice in Marco 8,38 «anche il Figlio dell’uomo si vergognerà di lui, quando verrà nella gloria del Padre suo con gli angeli santi».
Coraggio, dunque, la ricompensa è grande: se seguiamo la Via e viviamo nella Verità, avremo la Vita!
Pace e bene.
Agostino Tommaselli